
La pietra Salvatori: sostenibilità, semplicità e bellezza
Per settant’anni Salvatori ha supportato architetti, designer e costruttori con la sua ricerca innovativa per la produzione di marmo e pietra.
Salvatori iniziò a pensare alla sostenibilità nel 1975 quando fu scoperto che la polvere sottile, creata durante il taglio della pietra, si mescolava con l’acqua che scorreva nei fiumi vicini depositandosi ed impedendo alla vita vegetale sul letto del fiume di fotosintetizzare, privando in tal il pesce di cibo e causando il probabile collasso della catena alimentare. In quegli anni c’era ancora scarsa attenzione per l’impatto ambientale del lavoro con la pietra, e Salvatori fu tra tra i primi ad adottare un nuovo sistema di filtraggio in grado di rimuovere il deposito di polvere dall’acqua, che, depurata, pteva essere riciclata.
Da allora molti passi avanti sono stati fatti, a cominciare da recipero degli scarti di pietra, di cui si è evitato l’accumulo all’esterno della fabbrica, potendo convertire tali materiali utilizzandoli in nuovi processi produttivi.
La semplicità è sempre stata fondamentale nell’approccio al design di Salvatori. La pietra naturale, nella sua complessa e notevole variazione – nelle singolari venature, coloriture e fantasie – è intrinsecamente espressiva e necessita di essere trattata con misura Prendendo ispirazione da come la pietra si trova in natura, Salvatori ha optato per finiture discrete e opache. Nel tempo, sono stati elaborati nuovi trattamenti e trame, aumentando sottilmente le qualità estetiche naturali della pietra con modelli e profondità. Sottostimati e rispettosi delle materie prime, queste trame lasciano ancora sentire la voce unica della pietra, consentendo nuove possibilità di design. Bamboo, ad esempio – la prima texture sviluppata dall’amministratore delegato Gabriele Salvatori con il padre, Alfredo – introduce una finitura increspata, un ritmo lineare che crea un senso di armonia, mentre Tatami reinterpreta i tradizionali tappetini giapponesi per creare una superficie dettagliata, tattile, quasi malleabile .
È la combinazione di competenza tecnica e sensibilità per il design che definisce Salvatori che, negli ultimi tempi ha invitato i designer che condividono la stessa idea di condividere la propria visione della semplicità nella pietra. Dalla trama di Ishiburo di Kengo Kuma – una disposizione apparentemente casuale di manganelli di pietra che formano una “armonia angolare” – alla lampada Urano di Elisa Ossino – a molti altri architetti di grido per interpretare la pietra in modi nuovi ed entusiasmanti.
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- Posted by Direzione
- On 18 Giugno 2019
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